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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea e dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.); e sin da ragazzo frequentatore della montagna, davanti a lei costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

domenica 29 aprile 2018

^^montagna: "SCIALPINISMO SUL MONTE DI CANALE"


Quando si percorre in automobile la strada che transita sotto la l'estesa ed articolata parete nord del massiccio del Sirente, questa per lunghi tratti è nascosta alla vista da una maestosa faggeta. Solamente dopo aver lasciato il mezzo meccanico ed essere giunti con le proprie gambe sulla verdeggiante Piana di Canale che agli occhi si apre tutta la sua imponente prospettiva.
Ampi canaloni incidono il massiccio su questo versante, ed è alla base di quello chiamato "Brecciarola" che giungiamo non prima di esser passati sotto il bellissimo bosco che orla tutta la montagna fino a circa 1700 metri di quota.
Con i ramponi ai piedi e gli sci sullo zaino invece di risalire il vallone decidiamo di andarcene su un più stretto canalino, con pendenze più decise, posto alla sua destra orografica.
Questa divertente linea che passa alla sinistra della così detta "Pala", un avancorpo del Monte di Canale separato da questo da una profonda gola nella quale transita la via invernale "Sogno di Primavera", ci fa guadagnare la cima a 2152 metri scalando non difficilmente tra singolarissime forme rocciose lavorate da neve, ghiaccio e vento.
Dopo un breve riposo perdiamo qualche decina di metri di quota per imboccare sci ai piedi il ramo d'uscita più settentrionale del Brecciarola, dove andremo a fare sfiziose curve sopra la classica neve primaverile trasformata dell'Appennino.

venerdì 27 aprile 2018

^^montagna: "GUALERZI"


Con la funivia che il 24 aprile non funzionava e la strada per Cima Alta ancora chiusa, per raggiungere il Rifugio Franchetti giocoforza abbiamo dovuto caricarci i pesanti zaini in spalla già dal piazzale Amorocchi dei Prati di Tivo e scarpinare sotto i piloni dell'impianto di risalita fino alla sua stazione di arrivo in località Madonnina.
Da quel punto abbiamo potuto calzare i ramponi ai piedi e quindi per il vallone delle Cornacchie arrivare al rufugio dove, dopo una sfiziosa cena annaffiata da vino e risate, siamo andati a nanna in branda nel piccolo ed accogliente locale invernale.
Alle 6.00 della mattina del 25 partiamo alla volta del ghiacciaio del Calderone e quindi in direzione della "VIA GUALERZI".
Iniziamo non per la sua traccia estiva, una balconata/cengia inclinata, ma da un canalino più verticale (45°/50°) posto di poco a destra, che ci conduce proprio dove inizia la linea diagonale della "3B" (numero della via).
Questa logica salita alpinistica in estate offre difficoltà contenute, ma percorsa con ramponi e picche su rocce impiastrate di neve e ghiaccio diviene una via di misto appenninico non banale e da non sottovalutare, tant'è che abbiamo deciso di scalarla in cordata.

domenica 22 aprile 2018

--immersioni: "ROTOLANDO VERSO SUB"


Quest'immersione di primavera alla Punta Secca dell'isola di Capraia nelle Tremiti, è stata caratterizzata dal nostro incontro con diverse murene(Muraena helena), e con il Polmone di mare (Rhizostoma pulmo), la medusa più grande del Mediterraneo.
Il nome va attribuito al fatto che il ritmico e costante contrarsi e dilatarsi del corpo di questa medusa ricorda il movimento dei polmoni durante la respirazione.
Non bisogna però lasciarsi intimorire dalle sue dimensioni, infatti le sostanze presenti nei tentacoli del polmone di mare hanno effetti urticanti notevolmente inferiori rispetto a quelli che possono essere causati dal contatto con i filamenti delle sue colleghe di specie diversa e più piccole.

domenica 15 aprile 2018

^^montagna: "XXV Aprile"


Per il "mancato", diciamo così, incontro con la "XXV Aprile" della settimana passata dopo 7 giorni abbiamo un nuovo appuntamento alla stessa ora sotto lo Sperone Centrale della Neviera (Peschio Pedone) nel massiccio del Sirente, con l'unica differenza che la temperatura è decisamente più alta, fatto che logicamente non ci farà trovare la bella neve dura e ghiacciata che avevamo sotto i ramponi la scorsa volta.
La salita nella parte bassa ci ha visti tra gli spalti rocciosi di un ampio canale. Proprio al termine di questo siamo andati decisamente verso la cresta di sinistra, raggiunta con qualche delicato passo di misto. Poi quasi sempre sul suo filo tra pini mughi, rocce, neve spesso molle ed il gran caldo, con perennemente incollati agli occhi i superbi panorami che il Sirente sa offrire.
Questa bella cresta termina dopo aver superato un paio di saliscendi su ripidi "gendarmi" su di una sella posta a circa 2150 metri, dalla quale sulla destra si perde quota in direzione del ripido vallone posto sulla dritta orografica del così detto Altare.

martedì 10 aprile 2018

^^montagna: "RELAZIONI INTRECCIATE"


Chi pratica quest'attività sa che se si vogliono scalare pendii innevati a primavera, per trovarli in condizioni sufficientemente buoni per un approccio alpinistico con gli attrezzi, ramponi e picche, bisogna per forza di cose fare levatacce. Allora dopo esserci messi in automobile alle 4.20 del mattino da Pescara siamo giunti verso le 6.00 allo "Chalet", che si trova sulla strada che congiunge Secinaro (AQ) all'altopiano delle Rocche, e poi dopo due ore e passa di avvicinamento iniziamo sulla presunta (da noi e basta!) via invernale XXV Aprile allo Sperone Centrale, Peschio Pedone, della Neviera del Sirente.
Mentre si scalava, erano palesemente enormi le incongruenze che si riscontravano tra le parole scritte nella nella fotocopia incellofanata della relazione che avevo tra le mani che parlava di pendenze al massimo fino a 50° e le difficoltà oggettive che si affrontavano: un lungo e stretto canale a 70° con un tratto ghiacciato ad 80°, nel quale ho dovuto anche inserire una provvidenziale vite da ghiaccio, seguito poi da un'altra ripidissima rampa che andava a terminare sotto una parete rocciosa totalmente pulita dalla neve che ad occhio stimavo opporre difficoltà di IV°, che con gli attrezzi poteva essere affrontata solo con la tecnica del dry-tooling.
Nonostante però queste differenze, mai in quei momenti ci ha sfiorato l'idea che, forse, avevamo commesso un errore finendo come si dice in gergo "fuorivia". Dicevamo invece in primis a noi stessi, e poi all'amico di cordata, che la "relazione" non era esatta!
L'asciutto muro roccioso che vedevamo sopra le nostre teste (...dure), da affrontare con piccozze in mano e ramponi ai piedi, ha finalmente aperto una breccia nelle nostre teste (... divenute appena un po' meno dure), facendoci capire, ed era ora, che non eravamo sulla "XXV Aprile"!
Con attenzione, quindi, dopo aver piantato un solidissimo chiodo in una fessura trovata non prima di aver ripulito dal duro ghiaccio il calcare, non rimaneva altro da fare che effettuare una ritirata calandoci con le corde doppie dall'ancoraggio creato.
Così, per precisare, il mio/nostro errore è stato quello di essere arrivati troppo sotto la parete e troppo da destra avendo così una prospettiva falsata che, da quel punto, ci celava il vero canale della "XXV Aprile". Visuale laterale che per quanto diversa aveva una vaga ma soprattutto subdola ed ingannevole somiglianza con la foto della relazione incellofanata che osservavamo.
Alla fine, comunque sia andata, il fatto di non aver portato a termine il progetto arrampicatorio ha naturalmente un po' scalfito il nostro orgoglio di montanari. Però una situazione del genere può rientrare nel gioco, c'è anche l'eventualità di dirsi ad un certo punto: basta si scende.
Anche questo "deve" stare nello zaino dell'alpinista.
A volte può quindi capitare che non solo certe relazioni umane siano un po' intrecciate.