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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea e dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.); e sin da ragazzo frequentatore della montagna, davanti a lei costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

giovedì 24 agosto 2017

^^montagna: "PIZZO BADILE"


Per qualsiasi appassionato di montagna e di alpinismo il nome PIZZO BADILE ricorda imprese di scalate che oramai sono entrate a far parte della storia, perchè il suo forte magnete ha da sempre richiamato, richiama e richiamerà, schiere di alpinisti che vengono a provare di realizzare i loro progetti. Anche per noi è stata la stessa cosa.
Partiti da Pescara alle 4.00 della notte di lunedì 21 agosto '17, dopo aver guidato per 700 e passa chilometri di strada arriviamo ai Bagni di Masino a mezzogiorno da dove, zaini in spalla, alle 13.00 ci avviamo verso il rifugio Gianetti-Piacco. Con tre ore di marcia di passo sostenuto, alle 16.00 giungiamo nell'ospitale rifugio posto al centro di uno spettacolare emiciclo di montagne delle quali il Badile con i 3308 metri della sua massiccia mole fa parte.
Bere un te caldo e zuccherato, riordinare il materiale nello zaino, assaporare la buona cena, scambiare qualche parola con altri ospiti ed il gestore, quindi trascorrere la notte sulle brande di legno, sono solo delle semplici azioni che lentamente riempiono gli intervalli di tempo dei nei nostri pensieri in attesa dalla salita.
Alle 6.45 del mattino del successivo martedì 22 lasciamo il Gianetti avanzando per prati, pietraie, lastroni e gobbe granitiche con davanti agli occhi questa montagna che diventa sempre più grande, prendendo concretamente forma dentro di noi che fin'ora l'avevamo memorizzata solamente grazie a qualche scritto e fotografie.
Alle 8.00 siamo all'attacco, posto a destra di uno scuro diedro, della NORMALE DAL VERSANTE ITALIANO : la via COOLIDGE (III°+/PD+/dislivello 400 metri/con tratti di non semplice orientamento, o per lo meno per noi è stato così vuoi sia perchè era la prima volta che capitavamo in questi paraggi, che per le nebbie che durante la scalata andavano e venivano).
Proprio al termine di un camino umido, strapiombante e per nulla invitante si vede una rampa/cengia sulla quale attacchiamo per aggirare lo spigolo. Superato successivamente un passo nel quale bisogna accovacciarsi detto del gatto, scaliamo in cordata un caminetto un po' scivoloso al termine del quale c'è la metallica croce CASTELLI-PIATTI.
Andandocela a complicare un po'e senza saperlo, la nostra ascensione prosegue troppo vicini la cresta: dovevamo rimanere un po' più bassi. Recuperiamo la giusta linea perdendo un po' di dislivello con passi delicati.
Ancora su fino quasi ad arrivare alla base di quello che intuiamo essere il lungo canalone della parte alta della via. La nebbia non ci da una mano, e così vado quindi a scalare un po' troppo verso destra, cosa che poi mi costringe ad effettuare un traverso non difficile ma esposto per recuperare per la seconda volta la corretta via.
Poi andiamo abbastanza spediti con i giusti passi, che sono confortati dalla vista delle soste di calata e protezioni varie che superiamo. Ancora un tratto in cordata perchè su cresta aerea, ed in alto osserviamo delle nuvole che si sfilacciamo. Deduciamo che non manca molto alla vetta.
Decisamente, ma con la massima attenzione, traversiamo a destra indirizzandoci all'ultimo tratto leggermente franoso del canalone al termine del quale sulla sinistra scorgiamo il caratteristico OBELISCO METALLICO posto sulla vetta del Pizzo Badile (3308 mt). Pochi metri ancora e ci siamo. Lo raggiungiamo inquadrandolo assieme a noi, soddisfatti, nella classica foto ricordo di fine scalata.
Prima di riposarci e rifocillarci nel minuscolo BIVACCO REDAELLI, dal punto più alto diamo uno sguardo verso la CRESTA NORD che però a causa delle nuvole d'ovatta che giù chiudono gli orizzonti, si fa osservare solo per la sua sezione superiore.
Nel bivacco dei RAGNI DI LECCO, piccola ma accogliente scatola di lamiera, recuperiamo per poco prima di intraperendere la discesa per la stessa via di salita che abbiamo effettuata fondamentalmente disarrampicando con grande cautela visto il pietrisco presente, oppure calandoci con diverse doppie di 25, massimo 30 metri di lunghezza (basta una singola corda da 60 mt), opportunamente posizionate nei punti più ripidi ed attrezzate con anelli metallici.
Così a scendere, non ricordo il numero delle calate a corda, ancora fino a trovarci proprio dentro quel camino repulsivo che avevamo notato all'inizio della scalata e nel quale dobbiamo effettuare la penultima discesa. Poi con un'ultima manovra finalmente ci ritroviamo dove avevamo iniziato di mattina diverse ore prima.
Il tempo di riordinare il materiale nello zaino e ci dirigiamo sempre tra le nebbie fitte, scendendo con attenzione su inclinate placconate di granito al rifugio Gianetti-Piacco nel quale entriamo alle 17.30 di martedì 22 agosto.
La mattina molto presto alle 7.00 di mercoledì 23 di agosto '17, lasciamo il rifugio a perdere quota fino all'automobile ai Bagni di Masino. Il resto è tanta strada in automobile fino a Pescara. A casa alle 21.00.

sabato 19 agosto 2017

--immersioni: "PESSIMO UMORE"


Il LAGO DI SCANNO (AQ), è un gradevolissimo posto per tranquille gite fuori porta nelle festività.
Figurarsi poi in questi caldi e soleggiati giorni della terza settimana d'agosto, classico periodo di ferie, quando è preso d'assalto dai tanti turisti che vi trascorrono il loro tempo libero, passeggiandoci a piedi, in bicicletta, a cavallo, prendono il sole, facendoci il bagno, navigandolo in pedalò e quant'altro.
Preferendo però personalmente le ore fresche del mattino e la tranquillità, ci arrivo che sta appena albeggiando.
Prima d'iniziare i preparativi, da una caletta erbosa mi avvicino alla sponda e allungo un preventivo sguardo indagatore notando due cose che di lì a poco saranno fattori da prendere in considerazione per la mia immersione:
primo, il livello dell'acqua a causa delle scarse precipitazioni della stagione è più basso di un paio di metri, quindi per me con l'autorespiratore in spalla l'accesso sarà un po' più lavorato.
Secondo e più condizionante, già dalla superficie vedo l'acqua con sfumature che conoscendo bene il sito, lasciano presagire visibilità subacquee molto limitate. Su questo punto mi auguro vivamente di essere in errore.
Eseguite tutte le procedure pre-immersione sull'apparato a circuito chiuso mi avvio verso la spiaggetta e scendo sullo sdrucciolevole ciotolame pietroso che normalmente è sott'acqua. Con un po' di gioco d'equilibrio calzo le pinne, effettuo gli ultimi controlli e vado.
Purtroppo i miei presagi sulla visibilità risultano essere giusti, infatti nei primi due, tre metri di profondità trovo acqua come il latte, fastidiosa alla vista. Più in basso, poi, anche peggio.
Cautamente scendo nel torbido sempre più nero, perchè più giù si va e meno luce c'è, cercando nei limiti di non sollevare ulteriore sospensione.
E' una parola però! Con sole due spanne di visibilità dal vetro della maschera non è semplice rimanere in stilistico ed elegante assetto a mezz'acqua sollevato dal fondo, per forza di cose devo starci appiccicato avendo almeno sfumato davanti agli occhi il necessario riferimento.
Oggi, LUI, il lago quì sotto è proprio di PESSIMO UMORE.

mercoledì 16 agosto 2017

^^montagna: "UNA SCALATA DAL SAPORE ANTICO"


Nonostante abbiamo preso la prima corsa della funivia ai Prati di Tivo alle 8 e 30 del mattino, il lungo avvicinamento di tre ore alla via, l'isolamento della zona, la qualità della roccia che ci ha obbligati ad una cauta progressione, un ingarbugliamento della corda, a volte può accadere, le soste e le protezioni tutte da attrezzare e l'altrettanto lungo rientro, hanno fatto si che la nostra salita sulla "CONSIGLIO-MORANDI" dello spigolo di nord-ovest della Vetta Centrale del Corno Grande del Gran Sasso d'Italia, avesse un sapore di cose di montagna di tanto tempo fa e, come diceva l'amico Nadir, di alpinismo romantico.
A nostro sindacalissimo giudizio l'ambiente unico che si prospetta dalla posizione dell'oramai, purtroppo, inesistente ghiacciaio del Calderone, probabilmente è il più bello di tutto il massiccio. L'abbiamo vissuto e respirato per gran parte della giornata, che per noi stanchi terminava giù ai Prati quando oramai iniziava a far notte.

domenica 13 agosto 2017

--immersioni: "L'HANNO RUBATA ?"


Immersi con l'intenzione di andare a dare un'occhiata al relitto sommerso di una vecchia auto, a causa dell'acqua estremamente torbida e lattiginosa trovata oltre la profondità dei 20 metri non siamo riusciti ad individuarla.
Naturalmente scherzando, tra noi ci chiedevamo se l'avessero casomai ... rubata !
Ed alla fine, comunque sia andata, al solito ne è valsa sempre la pena ed il puro piacere di vagare sotto i flutti ripaga comunque la passione.

giovedì 10 agosto 2017

^^montagna: "CHI HA ALZATO LA CRESTA?"

Era l'agosto del 2014 e con l'amico Massimo stavamo scalando la "Diretta alla Prima Cresta del Monte Camicia", quando proprio nell'ultimo tiro ci trovammo d'improvviso dentro un temporale con la pioggia che in pochi attimi trasformò quella bella placca in un ruscello d'acqua, con l'aggiunta anche di lampi e tuoni vicinissimi. Terminare quelle poche decine di metri della lunga scalata in quel momento era diventato l'ultimo pensiero, dovevamo immediatamente toglierci da quel punto così in alto, aereo ed esposto che praticamente era un naturale parafulmini.
Con attenzione, in due discese in corda doppia svalicammo un paio di canali paralleli alla linea di salita andando a finire in una zona un po' più tranquilla. Poi, con senso d'orientamento lungamente risalimmo pietraie e ripidi prati per arrivare finalmente fuori da ogni tipo di difficoltà.
In quest'agosto del 2017, torno assieme ad Italo a scalare la Diretta.
Non ancora che albeggia lasciamo Fonte Vetica per arrivare alla Forchetta di Penne, la sella tra il Dente del Lupo e la parete nord del Camicia. Dopo aver disceso alla base della parete per un tratto un ripido canale di ghiaie mobili di tutte le dimensioni derapando in equilibrio precario su zone terrose aiutandoci con le mani a ciuffi d'erba, giungiamo all'attacco della Diretta dopo tre ore.
Iniziamo. Andiamo su nei tiri di corda. Tutto è apparentemente identico come tante altre volte in montagna, ma allo stesso tempo nuovo ed inebriante. La cordata rodata da tempo, è affiatata e le manovre sono ottimizzate al meglio anche quando si verificano dei normali intoppi.
Giungiamo nel tratto finale dove tre anni fa con Massimo ci ritirammo, e dopo averlo superato di venti metri usciamo dalla via e dalle difficoltà, tra l'altro una bellissima placca.
C'è quindi l'immancabile birretta e l'ultima fatica per rientrare alla piana di Fonte Vetica, ferita, deturpata da un incendio causato da balordi e da una gestione approssimativa, che ferisce gli occhi.

mercoledì 9 agosto 2017

^^montagna: "ALLA RICERCA DELL'OMBRA"


In queste giornate caldissime di agosto, nell'Appennino Abruzzese lo zero termico viaggia attorno ai 4500 metri di quota, il che sta a significare che anche sui 2500-3000 metri del del Gran Sasso il sole si fa sentire.
Ed allora noi abbiamo preferito cercarci un po' di frescura e d'ombra che si sono state offerte dalla parete nord del Corno Piccolo, ripetendo la "MARCO FLORIO" che si dipana fino alla cresta in un susseguirsi di dietri, camini e canali.