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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea e dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.); e sin da ragazzo frequentatore della montagna, davanti a lei costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

giovedì 30 dicembre 2010

^^montagna: MONTE VIGLIO da Meta

Prima su uno strato sottile dei neve polverosa e poi, su in alto, sopra neve dura, crostosa e ghiacciata, saliamo sul Monte Viglio.

martedì 28 dicembre 2010

--immersioni: "TORBIDE EMOZIONI"

Anche un lago con acque limacciose può suscitare delle emozioni ... torbide...

martedì 14 dicembre 2010

--immersioni:speleosubacquea nella RISORGENZA DI CAPODACQUA



Il sottile filo bianco tesato con una legatura tra un nero tubo di gomma di una conduttura ed un altro punto fisso, è visibile sotto le nostre pinne mentre galleggiamo ancora in superficie.
Stiamo per infilarci in una grotta sommersa che si snoda per circa 400 metri tra saliscendi, qualche strettoia, varie tortuosità, giravolte ed anche un paio di risalite in bolle d’aria.
Questa minuscola pozza sorgiva incastonata tra un boschetto da un lato e dall’altro da una tranquilla campagna dove vediamo pascolare quiete mucche e pecore, oggi ci si presenta con acqua chiarissima e basso fondo decorato da sassi ricoperti da lunghe alghe verdi che ondeggiano alla corrente.
Così, di primo acchitto, nulla farebbe pensare che proprio lì sotto, forse neanche ad un metro e mezzo di profondità c’è l’ingresso di un lungo e stretto antro sommerso.
Basta qualche colpo di pinna ed un’ansa della grotta per trovarsi di colpo dentro un’altra realtà subacquea: quella del buio perenne che ci accompagnerà da questo momento fino al termine.
Grazie agli illuminatori che ci portiamo appresso ci facciamo strada guidati dalla fidata “compagna d’immersione”, la "linea d'immersione" (main-line), un cavetto posizionato come filo d’Arianna su tutto il percorso di questa risorgenza. Su di essa a costanti intervalli ci sono delle targhette in plastica bianca indicanti la distanza dall’uscita.
L’irregolare cunicolo scavato nella roccia, nel quale abbiamo iniziato a progredire, metro dopo metro presenta una diversa morfologia: materiale nuovo per gli occhi che solletica enorme curiosità.
Spuntoni, lame, asperità levigate dall’acqua e dai detriti, sassi sparsi, clessidre, diramazioni laterali, basse volte schiacciate, camere più ampie, corridoi, uno stretto passaggio nel quale puntandoci con mani e pinne abbiamo dovuto energicamente spingerci per vincere la corrente contraria che per effetto fisico in quella strozzatura era notevolmente forte. E poi ancora, percorsi in lenta ascesa, ripide discese, massi tra i quali zigzaghiamo.
Le luci illuminano angoli remoti che invogliano a fermarsi un po’ di più per poter così dare uno sguardo approfondito.
Il programma dell’immersione pianificato dettagliatamente all’aria però va scrupolosamente messo in pratica. Nessuna divagazione sul tema. La bianca “linea guida” ci attende sempre lì.
Con pochi e ben codificati segnali luminosi ci comunichiamo l’essenziale.
Sul pavimento di calcare c’è un lieve strato di sedimento, per questo motivo cerchiamo d’essere attenti a non sollevarlo con i colpi ritmati delle pinne.
Si va avanti.
La “linea” in effetti non è retta, ma geometricamente forma quella che si dice una “spezzata”. Ad ogni variazione d’angolo essa è solidamente fissata alla roccia o con chiodi da alpinismo, oppure con legature varie. In certi tratti viaggia alta sul soffitto, in altri bassa oppure da un lato.
Percorriamo un tratto in decisa risalita dove le cifre del profondimetro, nettamente, continuano a diminuire fin quando lo sguardo percepisce l’effetto a specchio della luce artificiale che vista dal basso si riflette sul pelo dell’acqua: riemergiamo in una ampia sala.
Bello!
Le luci illuminano l’alta volta sopra le teste.
Parliamo, le nostre voci rimbombano all’interno della vasta cavità mentre il vapore che esce dalle bocche si condensa in nuvolette.
Abbiamo percorso circa 250 metri, questo è il capolinea della nostra immersione.
Sulle pareti all’aria di questa stanza c’è uno strato di fango colato dall’alto sul quale si possono vedere nette le impronte delle ditate della mano di qualcun altro che è stato qui dentro.
Prima di riprendere la strada del ritorno, si ricontrolla la pressione del gas all’interno delle bombole. Il margine è ampio, d’altronde era stato anch’esso previsto in base ai consumi personali nella fase di programmazione.
Prima di ripartire diamo un’ultima occhiata all’ambiente intorno poi via giù nello specchio d’acqua dal quale eravamo sbucati.
Da questo momento in poi il flusso della corrente sarà a nostro favore e si faticherà un po’ meno, così rapidamente riguadagnamo metri d’acqua scendendo nel basso cunicolo che poco prima avevamo percorso. Come mai, in questa situazione d’immersione in grotta, diversa dalle normali immersioni nelle quali c’è sempre comunque un’uscita libera verso l’aria, il tempo che passa è scandito dallo spazio che si percorre e dalla scorta di gas che si consuma.
I tratti superati all’andata sembrano appena un po’ più familiari di prima.
I fari illuminano davanti le strane architetture di roccia e la “linea” che ci sta conducendo verso l’uscita.
Arrivati alla strettoia nella quale all’andata avevamo dovuto faticare un po’ per superarla controcorrente, a favore di questa invece siamo sputati fuori senza battere un colpo di pinna.
Si pinneggia ancora per poco prima di veder comparire alla vista l’alone luminoso celeste-azzurro della luce naturale che irrora l’uscita della grotta. Per gli occhi è netto il contrasto con il buio fin’ora incontrato.
Siamo fuori e riemergiamo.
Entusiastici i commenti per questa esperienza.

Giacinto Marchionni

domenica 5 dicembre 2010

--immersioni:NEL GIARDINO PUBBLICO...

Insolita "lochescion" per un tuffo e per dei ... BAMBINONI che nonostante tutto riescono davvero a divertirsi con molto poco!


^^montagna: Monte SAN NICOLA

Sulle creste orientali del Sirente: da Gagliano Aterno, salendo per ampie dorsali, fino al Monte San Nicola in questo inizio dicembre un po' arido di neve.