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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, e dal 1981 con autorespiratori A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.; sin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

venerdì 3 settembre 1999

--immersioni: PARETE DI PUNTA SECCA

(Nella foto sono a CAPRAIA proprio sotto il faro, sullo sfondo SAN NICOLA)
Salutato il barcaiolo che mi ha accompagnato fino alla CALA DEI VERMI dell'isola di CAPRAIA alle TREMITI, inizio a prepararmi per questa mia solitaria immersione. Assemblo il "gruppo", vesto la muta di neoprene, allaccio la cinta zavorrata in vita e quindi mi avvicino all'acqua dove, una volta entrato calzo le pinne ed indosso l'autorespiratore. Così, nuotando in superficie per una quindicina di minuti, raggiungo l'estremità dell'isola chiamata PUNTA SECCA. L'acqua sotto di me cambia repentinamente colore, infatti dal verde passa al blu perchè sotto i miei piedi c'è una bella paretina verticale. Inizio quindi l'immersione per atterrare sui 20 metri della sua base dove c'è una bassa grotta che, però, non guarderò adesso. Cambiando direzione me ne vado verso il mare aperto volando sopra alcune ancore perse e situate a diverse profondità. Qua e là noto alcuni rametti sparuti di gorgonie gialle. Gli scogli si alternano alla sabbia. Continuo nella discesa incrementando un po' alla volta la profondità, fin quando non giungo a circa 40-45 metri alla base di un imponente panettone di roccia che risale di diversi metri verso l'alto con la sua mole. Sopra ci sono delle paramuricee rosse, tantissime spugne ed aragoste. Non mi soffermo perchè voglio scendere ancora. L'acqua tersissima è davvero invitante e poi, l'ammaliante aumentata pendenza del fondo che posso osservare, fa il resto e vado giù. Con calma, rallentando i movimenti volutamente, guadagno metri su metri. Di lato, ad un certo punto, noto degli scoglietti bassi, me li lascio alla destra e proseguo senza meta alcuna nel mare. Una fascia nebbiosa di minuscoli corpuscoli pulsanti mi si para davanti. Probabilmente sono forme larvali ai primi stadi di vita di chissà quale specie marina. Mi ci trovo in mezzo e preso completamente dalla loro osservazione non mi ero reso conto di aver fatto davvero parecchia strada, sono ad una settantina di metri. Inverto di 180° la mia direzione percorrendo l'erta di salita non sulla rotta dell'andata ma compiendo una costante accostata sulla mia dritta. Un branco di palamiti mi passa vicino. Ad una cinquantina di metri ritrovo la base rocciosa che da questo punto in su è piena di spaccature e passaggi ricchissimi di vita. Due murene dimorano nello stesso buco. L'attento guardare degli anfratti sommersi fa veramente perdere la cognizione del tempo in questo viaggio. Sono sul ridosso dell'isola e me ne accorgo dall'ombra delle roccie all'aria che si proiettano sott'acqua. In questa zona la scogliera è proprio bella, infatti si passa dentro una serie di piccoli tunnel formati dai massi accatastati. Branchi di verdi salpe brucano le alghe che crescono sugli scogli. M'infilo in una stretta spaccatura verticale larga quanto basta per farci entrare un sub e buttando in alto la vista vedo un po' lontana la superficie dell'acqua che tremola. Esco e mi dirigo alla volta della parete dalla quale ho iniziato la discesa. Ora con calma me la posso studiare con attenzione, incuriosito dai mille colori che la compongono. Risalgo ancora riguadagnando, sulla sommita di questa falesia, il pianoro formato di rocce parallele sul quale nuoterò ancora sott'acqua per una ventina di minuti prima di riemergere nella cala dalla quale ero partito. Al sole riposo. Dietro di me, un po' più in alto, c'è la vecchia costruzione del faro di Capraia.