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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, poi dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

domenica 25 febbraio 1996

--immersioni: UMM QAMAR

Nel Mar Rosso navigando da Hurgada verso nord in direzione dell'isola di Shadwan, s'incontra una solitaria e piatta isoletta lunga circa 400 metri chiamata in arabo UMM QAMAR (Mamma Luna). Nel soggiorno in quei bellissimi posti sommersi, fatto nel 1996, quando ci capitammo nei pressi, naturalmente non potemmo fare a meno d'immergerci. Oltre alle bellezze dei fondali corallini che normalmente si possono osservare, scendere nelle acque di quella sperduta isoletta ci riservò un incontro subacqueo che difficilmente si scorda, forse anche perchè per me fu il primo di quel genere. Verso la fine del tuffo, che ricordo in particolare per lo strabiliante numero di pesci trombetta che incontrammo praticamente ovunque, fummo attratti dai tipici ed inconfondibili richiami sonori che emettono i delfini. Fermi, sospesi sopra un fondale sabbioso di una quindicina di metri, ci radunammo assieme ed incominciammo a scrutare l'azzurro ed uniforme orizzonte subacqueo che ci circondava, sempre accompagnati da quella colonna sonora fatta di particolari squittii. Fummo premiati: un bell'esemplare di delfino adulto con cautela ci si avvicinò! In superficie, sul mare, tante volte avevo visto nuotare branchi di delfini, ma trovarmene uno a pochi metri di distanza che mi girava intorno in piena libertà, sott'acqua, decisamente mi emozionò non poco! Fortuna volle che avevo la mia NIKONOS, la macchina fotografica subacquea, e potei scattare la foto che qui ho allegato. Mi rimase impressa la straordinaria velocità con la quale si muoveva ondeggiando appena dal basso verso l'alto la sua coda falciata. Rimase assieme a noi per pochi minuti prima di riprendere la sua strada dentro e sull'acqua lasciandoci negli occhi l' incancellabile immagine della sua silouette.

La foto su: http://picasaweb.google.com/murenick/UMMQAMAR#

giovedì 15 febbraio 1996

--immersioni: "CARNATIC"

Nel Mar Rosso egiziano poco a nord di Hurgada, nello STRETTO DI GOBAL, un esteso bassofondo corallino chiamato SHA'AB ABU NUAS è un vero e proprio cimitero sommerso dove ben quattro vascelli hanno incontrato la loro ultima sorte. Inesorabilmente la causa di tutti i naufragi è stata l'imprudenza che ha portato navi di tutte le epoche, a prescindere dalle tecnologie usate per la navigazione, a transitare troppo vicini alle quanto mai bellissime ma insidiosissime scogliere di corallo. Il "CARNATIC" era una nave passeggeri, con propulsione vela e vapore, in navigazione da Suez a Bombay, che il 14 settembre del 1869 impattò le rocce coralline, rimanendo per qualche tempo all'aria prima di scivolare definitivamente sulla sabbia a 27 metri di profondità e dove si adagiò sulla sua fiancata di sinistra. Ormeggiata la barca in prossimità del reef affiorante, segnato da un fanale di sicurezza, velocemente c'infilammo nell'acqua tiepida a 25°. Scendemmo lungo la parete della scogliera sommersa e con poche pinneggiate raggiungemmo la sezione più fonda della relitto. Poggiati sulla sabbia ammirammo la prospettiva dell'elica e del timone al centro della poppa semicapovolta che con la sua mole generava un netto taglio d'ombra, d'un azzurro più cupo, al sole del mattino che entrava nel mare. Intorno alle lamiere diverse cernie rossastre e maculate giravano per i fatti loro. Ci sollevammo dal fondo e sospesi nell'acqua entrammo dentro il relitto. Sopra le nostre teste la struttura reticolare metallica, oramai spoglia del tavolame di legno decompostosi da tempo, era diventata il naturale substrato di fondamenta per un gran numero di alcionari che vi crescevano sopra. Coloratissimi pesci di ogni dimensione ci volteggiavano intorno mentre curiosavamo dentro le strutture ferrose. Transitammo nella parte centrale della nave, totalmente scoperta, indirizzandoci verso l'antro di prua. Le lamiere delle fiancate che si sitringevano ai lati ed il soffitto chiuso sopra le nostre teste, infatti, crevano un cunicolo che diveniva via via sempre più stretto ad ogni nostro colpo di pinna. Eravamo giunti in un punto dove avevamo poco spazio intorno. Io ero davanti e Massimo un po' dietro di me quando, oramai arrivati nel buio cul de sac dove era impossibile proseguire, con la torcia illuminai una mostruosa murena, con la sua bocca perennemente aperta, a pochi palmi dalla mia maschera! Feci un balzo indietro ed aspettai che l'amico mi raggiungesse. Con le nostre torce illuminammo la signora e padrona del relitto che lievemente ondeggiava il suo enorme corpo che era largo tanto quanto la coscia di un uomo adulto. Vedersela spuntare all'improvviso dentro quello scuro anfratto fece davvero effetto. La studiammo ancora per qualche minuto prima di rirendere la via della luce azzurognola che ridiventò la padrona assoluta delle nostre viste quando fuoriuscimmo dal CARNATIC. Ci decomprimemmo sulla scogliera corallina attorniati da un fittissimo branco di triglie.