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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

venerdì 19 maggio 1995

--immersioni: PENISOLA SORRENTINA

PUNTA DI PUOLO
Marina di Puolo è una frazione di Massa Lubrense nella PENISOLA SORRENTINA. Questo caratteristico piccolo borgo di pescatori è incastonato tra ripide pareti di calcare chiuse alla sinistra, sud, dal CAPO DI PUOLO. Ci siamo immersi dal Capo partendo direttamente da terra. Questo sperone di roccia che si allunga verso il mare aperto, affonda le sue basi sulla rena che dal pelo dell'acqua scende con costanza fino ai circa 45 metri dell'estremità sommersa del Capo. Da quel punto in giù la pendenza del fondale sabbioso aumenta notevolmente ed invitantemente. Costeggiando in immersione il Capo, a circa 20-25 metri di profondità, si aprono delle basse grotte che tortuosamente si fanno strada nel calcare per uscirne dall'altra parte. Noi ne percorremmo una verso l'interno solamente per poche decine di metri, per una penetrazione completa era assolutamente necessario il filo di arianna. Dall'interno, il colpo d'occhio verso l'azzuro del dal mare creava dei giochi di luce molto suggestivi. Il fondale, composto principalmente da "coralligeno", era popolato da diverse specie fissate al substrato, molte "alicie mirabilis" spettacolarmente spiegavano il loro lunghi tentacoli alla corrente. Arrivammo fino alla punta e ci spingemmo oltre sul fondo, in appparenza vuoto, ancora per qualche metro fino ad incontrare dei solitari scogli sui quali delle uova di "gattuccio" pendevano, appese, sopra i rami di alcune gorgonie. Riavvicinati al bastione sommerso, riguadagnammo con gradualità quota mentre curiosavamo tra gli innumerevoli scogli. In una zona sembrava fosse esplosa una bomba tanto era spoglia e denudata. Ci dissero poi che era stata opera dei pescatori di datteri che, per catturare i gustosi e costosissimi molluschi che si scavano le loro tane nella roccia, non esitavano a devastare interi tratti di fondale con martello e scalpello! Andamo ancora verso l'alto, fin quando non riemergemmo sulla spiaggetta dalla quale eravamo partiti. In quel tuffo eravamo in cinque: Carla, Mariaelena, Paolo italo ed io.


SCOGLIO DEL VERVECE
Nelle immersioni fatte nel maggio del 1995 sulla penisola sorrentina, non poteva mancare quella allo SCOGLIO DEL VERVECE che è situato vicino il minuscolo borgo sul mare di Puolo, dal quale siamo partiti per raggiungerlo. Ormeggiata la barca a ridosso del piccolo isolotto roccioso, abbiamo iniziato l'immersione andando a visitare la Madonnina del Vervece posizionata a 12 metri di fondo. Gli scogli intorno erano ricoperti o per meglio dire avvolti delle minuscole e giallissime margherite di mare, i parazoantus axinellae. Lasciataci la parete alla nostra sinistra, ed iniziando a perdere quota verso il basso, superammo prima una zona di gorgonie bianche seguite poi da un banco formato dalle loro cugine gialle. Dalla trentina di metri le rosse paramuricee clavate "tirannizzavano" il fondale fino ad una profondità di 50 e passa, erano ovunque ed ammantavano ogni cosa. Spesso sui loro rami c'erano aggrapate le tipiche uova color giallastro opaco di gattuccio, ed infatti mentre esploravamo con le torce da sub questo tratto di scogliera, attorno ai 55 metri di profondità notammo schiacciato sul fondo sabbioso di una spaccatura nella roccia un esemplare, più o meno lungo una settantina di centimetri, del selaceo che ricalca in tutto e per tutto la forma di un piccolo squalo di color marrone chiaro e punteggiato di macchioline scure. Era fermo e notammo che era infastidito dalla nostra presenza , o forse erano i fari delle luci subacquee a dargli noia. Peccato però che potemmo trattenerci lì ad osservarlo al massimo solamente per qualche minuto, o poco più. Dovevamo iniziare ad andar su per buttare l'occhio in quella parte dello scoglio sommerso che guarda in direzione dell'ISOLA DI CAPRI, che su all'aria si staglia netta sulla linea dell'orizzonte. Riguadagnati decisamente dei metri, ci affacciammo da una roccia che di colpo offriva dei panorami di vita sottomarina un po' meno rigogliosi rispetto a quelli che avevamo potuto osservare fino a quel momento. Nuotavamo sospesi a mezz'acqua, distanti verso il fondo c'erano un gruppo di scogli solitari, ma dato che eravamo in fase di risalita non potemmo andarci. Completammo la nostra immersione circumnavigando completamente a bassa profondità l'intero isolotto mentre nel frattempo smaltivamo i minuti di decompressione accumulati.