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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, poi dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

domenica 6 agosto 1972

--immersioni: "CHECCHINO E JACQUES"




Brano tratto dal libro "DISPOSITIVO AMPLATZER":

...riuscii anche a pescare qualcuno dei grandi cannolicchi della fossa e mi resi conto ben presto, in quelle immersioni, che la mia enorme maschera azzurra che copriva tutto il viso, compresa la bocca, non era il massimo della comodità durante la discesa. Mentre andavo sotto sentivo un forte fastidio alle orecchie che però all'epoca non sapevo spiegare.
Un giorno venne a far luce sulla questione lo zio Francesco, il fratello di mia madre, detto "Checchino".
Espertissimo sub, apneista di classe, fortissimo pescatore con fucile subacqueo e per me il dio Poseidone che sceso dall'Olimpo veniva a svelarmi i misteri del mondo sommerso. Zio Checco era spesso a pranzo o a cena a casa nostra. Era il classico zio, lo zio perfetto, quello che con pazienza ci faceva giocare e fare quello che più ci pareva, quello che ci raccontava barzellette, quello che ci intratteneva incantati per ore con i suoi racconti di pesca, di mare e d'immersioni.
All'epoca era considerato dagli amici cacciatori subacquei della zona il "maestro". Metodico, pignolo, quasi scientifico nella sua passione, addirittura rettificava con un tornio comperato apposta, le aste dei fucili sub per migliorarne le traiettorie in acqua. Raramente falliva un colpo, i suoi carnieri sono documentati da una ricca collezione di foto in bianco e nero che oggi religiosamente ancora conservo. Dentici, spigole, saraghi, ricciole e corvine erano inesorabilmente trafitti dal suo micidiale fucile idropneumatico modello "HYDRA" di marca "Alcedo Sub".
Riservato e taciturno in genere diventava un abile narratore quando ci descriveva le sue imprese, e rimanevamo letteralmente a bocca aperta all'ascolto dei suoi dettagliati racconti delle giornate trascorse facendo pesca subacquea. La preparazione dell'attrezzatura, il viaggio con il piccolo gommone "ZODIAC" caricato sul tetto della sua Fiat 600 prima, e della Lancia Fulvia HF poi, la navigazione, la pesca a 25 metri di profondità. Questa era la parte che mi intrigava maggiormente: la descrizione dei fondali, le alghe, i pesci, gli scogli, gli organismi marini, le avventure di caccia con le astuzie per catturare le prede, con i successi e gli insuccessi, o come le chiamava lui le padelle. Tutto questo catalizzava la mia attenzione, e la mente volava lontano.
Lo zio fondamentalmente era un apneista, ma qualche volta usava anche le bombole e così iniziò a parlarmi dei sommozzatori che con i loro autorespiratori sulla schiena, fasciati da nere ed aderenti mute di gomma penetravano i fondali verso un mondo silenzioso tutto da scoprire. Sognavo anch'io che un giorno sarei diventato come quegli esseri mitici, conoscitori di tecniche segrete che permettevano loro di rimanere e di respirare nell'irrespirabile, grazie ai loro misteriosi apparati.
Zio Checco, dicevo, fece luce sulla faccenda del dolore alle orecchie. Era causato dall'aumento della pressione dell'acqua in profondità che generava una flessione del timpano che quindi arrivava a dolere. Con una maschera adatta si potevano stringere le narici con il pollice e l'indice e, spingendo come quando ci si soffia il naso, riequilibrare la flessione sulla membrana facendo scomparire il fastidioso disagio.
Lo zio fece di più; alcuni giorni dopo mi regalò una maschera modello "Pinocchio" della "Cressi Sub" che aveva la sagomatura per il naso. Era un attrezzo per esperti, una vera maschera da sub, non mi sembrava vero, che colpo avrei fatto sugli altri!
Grazie ai preziosi consigli appena ricevuti ed al nuovo attrezzo iniziai a scendere un po' di più arrivando fin quasi a quattro metri di fondo, in un'acqua davvero lontana mai raggiunta prima a nuoto dalla riva. Mi si era spalancato davanti un nuovo terreno di avventura e di scoperta.
Lo zio mi stupì ancora quando il giorno del mio compleanno mi fece dono di uno stupendo libro illustrato da bellissime fotografie, scritto dal comandante Jacques Yves Cousteau durante una spedizione in Mar Rosso. Ero ipnotizzato da quei fotogrammi che rappresentavano pesci giganteschi, tartarughe, delfini, piovre, mante, murene, squali, coralli multicolori. Le immagini che mi colpivano di più però inevitabilmente erano quelle che immortalavano i sommozzatori che elegantemente scivolavano dentro il mare.
Non so quante volte ho sfogliato quelle pagine, quante volte ho rivisto quelle foto, ma con sicurezza so che ogni volta che lo facevo mi staccavo dalla realtà, volando nel mio piccolo/grande sogno...